Welfare in gioco

Rime di welfare a cura di Giuseppe Rocco

11 Febbraio 2019

Canto I, vv 71-72, Purgatorio, Divina Commedia, Dante

Libertà va cercando, ch’è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta.

Libertà va cercando ch’è sì cara, come sa chi per lei pension rifiuta.  Con l’utilizzo di una licenza poetica può così sintetizzarsi la riflessione cui è chiamato il lavoratore che, dotato dei necessari requisiti, debba valutare l’Ape volontaria come soluzione di “flessibilità in uscita".

L’Anticipo finanziario a garanzia pensionistica, che ha natura sperimentale fino al 31 dicembre 2019 in virtù della proroga di un anno apportata dalla Legge di Bilancio 2018, è uno dei tre strumenti, insieme all’Ape aziendale e all’Ape sociale, che compongono l“alveare di flessibilità” delineato dal legislatore.

L’Ape volontaria è un prestito commisurato e garantito dal futuro trattamento di quiescenza, richiedibile dai lavoratori dipendenti e autonomi over 63 a cui manchino non più di 3 anni e 7 mesi per il raggiungimento dei requisiti previdenziali, erogato da un istituto finanziario in quote mensili per 12 mensilità, che ha la finalità di fornire al beneficiario un reddito ponte fino al raggiungimento dell’età di pensionamento di vecchiaia. 

Questo prestito è agevolato fiscalmente ed è coperto obbligatoriamente da una assicurazione contro il rischio di premorienza.

La decisione di richiedere l’Ape volontaria è una facoltà che gli osservatori hanno definito come espressione di un “libero arbitrio previdenziale” e non va allora inquadrata in una prospettiva emotiva ma piuttosto in una dimensione razionale di pianificazione previdenziale, ben comprendendo il meccanismo di funzionamento dello strumento e utilizzando lo specifico simulatore on line disponibile sul sito dell’Inps nell’ottica di una analisi costi/benefici.

 

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