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Rapporto BES 2023: qual è il livello di benessere nel Paese?

08 Maggio 2024

Lo scorso aprile è stata presentata l’undicesima edizione del Rapporto BES sul Benessere Equo e Sostenibile, realizzato dall’Istat, che misura il livello di Benessere nel Paese.

Il Rapporto prende in considerazione 152 indicatori raggruppati in 12 aree (o domini).

Domini Indicatori

Salute

tra cui: speranza di vita alla nascita, indice di salute mentale (sf36), eccesso di peso, sedentarietà, speranza di vita senza limitazioni nelle attività 65 anni e più

Istruzione e formazione

15 tra cui: bambini di 0-2 anni iscritti al nido, uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione, giovani che non lavorano e non studiano (NEET)

Lavoro e conciliazione dei tempi di vita

15 tra cui: trasformazione da lavori instabili a lavori stabili, dipendenti con bassa paga, occupati che lavorano da casa, soddisfazione per il lavoro svolto, tasso di occupazione, part time involontario

Benessere economico

11 tra cui: reddito disponibile lordo pro capite, povertà assoluta, grande difficoltà ad arrivare a fine mese

Relazioni sociali

9 tra cui: soddisfazione per le relazioni familiari, soddisfazione per le relazioni amicali, persone su cui contare, attività di volontariato

Politica e istituzioni

12 tra cui: partecipazione elettorale, fiducia nel parlamento italiano, rappresentanza delle donne nella politica in parlamento e nella politica a livello locale, donne negli organi decisionali

Sicurezza

12 tra cui: presenza di elementi di degrado nella zona in cui si vive, percezione del rischio di criminalità

Benessere soggettivo

4 tra cui: soddisfazione per la propria vita, soddisfazione per il tempo libero, giudizio positivo sulle prospettive future

Paesaggio e patrimonio culturale

11 tra cui: densità e rilevanza del patrimonio museale, abusivismo edilizio, insoddisfazione per il paesaggio del luogo di vita

Ambiente

21 tra cui: popolazione esposta al rischio di frane, aree protette, siti contaminati, qualità dell’aria, emissioni CO2, indice di durata dei periodi caldi, preoccupazione per i cambiamenti climatici

Innovazione, ricerca e creatività

11 tra cui: intensità di ricerca, lavoratori della conoscenza, innovazione del sistema produttivo, mobilità dei laureati italiani

Qualità dei servizi

16 tra cui: posti letto nei presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari, soddisfazione per i servizi di trasporto pubblico, posti letto per specialità a elevata assistenza, emigrazione ospedaliera, rinuncia a prestazioni sanitarie

Rispetto all’anno precedente si registra un miglioramento in più della metà dei 129 indicatori confrontabili. Il livello è invece peggiorato nel 28,7% degli indicatori e rimasto stabile nel 17,8%.

I miglioramenti maggiori si sono registrati nelle aree del benessere economico e di quello soggettivo, mentre hanno avuto un peggioramento gli indicatori del settore ambiente (7 indicatori su 16) e della sicurezza (5 indicatori su 7).

Il Rapporto ha messo in evidenza il persistere di situazioni di disparità di genere.

In particolare: il tasso di occupazione tra le donne è più basso rispetto agli uomini; negli organi decisionali la presenza di donne è inferiore rispetto agli uomini; il part time involontario riguarda il 15,5% delle donne (interessa solo il 5,1% degli uomini) e la mancata partecipazione al lavoro coinvolge il 18% delle donne (riguarda solo il 12,3% degli uomini). 

Le donne, però, rispetto agli uomini, consumano meno alcol, seguono un’ alimentazione più adeguata, leggono più libri e frequentano di più le biblioteche. Inoltre, sul fronte dell’istruzione, le quote di donne nella fascia di età 25-64 con diploma e di donne tra i 25-34 con laurea superano quella degli uomini, ma si registra una percentuale bassa di donne con titoli STEM (discipline scientifico-tecnologiche).

L’istruzione si conferma essere uno strumento che protegge dal disagio economico. L’incidenza della povertà assoluta, infatti, diminuisce con il crescere del titolo di studio. 

L’ istruzione incide anche sulle competenze digitali, sull’adozione di stili di vita più salutari e sulle possibilità lavorative. A livelli di istruzione più elevati corrispondono anche maggiore fiducia negli altri e una visione ottimistica del futuro.

Un altro aspetto evidenziato nel Rapporto riguarda l’attuale fase demografica caratterizzata da:

  • progressivo invecchiamento della popolazione italiana: il 1° gennaio 2024 ci sono oltre 4,5 milioni di persone con più di 80 anni, due milioni in più rispetto al 2004 e oltre 85 mila persone con oltre 90 anni, il doppio rispetto al 2004

  • calo del tasso di fecondità delle donne, che si attesta intorno all’ 1,20.

Un’alta speranza di vita insieme ad una bassa natalità e fecondità contribuiscono ad uno squilibrio generazionale: al 1° gennaio 2024 l’indice di vecchiaia è di 199,8 ultra-sessantaquattrenni per cento giovani al di sotto dei 15 anni (era il 135,6% nel 2004). 

Le regioni con il maggior numero di anziani ogni cento giovani sono quelle del Nord, in particolare la Liguria (276,7%) e la Sardegna (265,9%), mentre le più giovani sono la Campania (154,8%) e il Trentino-Alto Adige (156,2%).

Rapporto BES 2023: alcune evidenze 


Salute

Gli indicatori relativi all’area salute sono: Speranza di vita alla nascita, Speranza di vita in buona salute alla nascita, Indice di salute mentale, Mortalità evitabile (0-75 anni), Mortalità infantile, Mortalità per incidenti stradali, Mortalità per tumore (20-64 anni), Mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso (65 anni +), Multicronicità, Speranza di vita senza limitazioni nelle attività a 65 anni, Eccesso di peso, Fumo, Alcol, Sedentarietà, Adeguata alimentazione.

I risultati ritraggono una situazione uguale o migliorata rispetto agli anni precedenti.

In particolare, migliora la speranza di vita alla nascita, che passa da 82,6 nel 2022 a 83,1 anni nel 2023, e la speranza di vita senza imitazione dopo i 65 anni, che sale da 10 a 10,6 anni. Per questo indicatore si registrano differenze territoriali: nel Nord la vita in autonomia a 65 anni è di 11,5 anni, nel Mezzogiorno scende a 9,4 anni.

Diminuiscono le persone sedentarie e le fumatrici, si riduce la mortalità evitabile (cioè quella che può essere evitata con stili di vita più salutari e con un’assistenza sanitaria adeguata), quella per tumori, per demenze e per malattie del sistema nervoso. 

Stabile l’indicatore relativo all’ eccesso di peso (gli uomini sono di più delle donne), che cresce con l’aumentare dell’età ed è più marcato nel Sud.

Peggiorano invece gli indicatori relativi alla speranza di vita in buona salute, che nel 2023 è di 59,2 anni mentre era di 60,1 anni nel 2022, scende la percentuale di popolazione che consuma ogni giorno almeno 4 porzioni di frutta e verdura, aumentano le persone dai 75 anni con multi cronicità e gravi limitazioni, peggiora anche la mortalità infantile.

L’indice di salute mentale registra un valore leggermente inferiore rispetto al 2022. Il benessere psicologico delle donne è inferiore agli uomini, è elevato tra i giovanissimi (14-19 anni), decresce tra 20 -24, per poi risalire tra 25 e 44 anni. Le condizioni peggiorano si registrano tra gli anziani. Il benessere mentale non è omogeneo sul territorio nazionale: il Nord-Est ha livelli più alti, mentre le peggiori condizioni sono al Sud.

 

Lavoro e conciliazione vita

Gli indicatori di questa area sono: Tasso di occupazione (20-64 anni), Tasso di mancata partecipazione al lavoro, Trasformazioni da lavoro stabili a instabili, Occupati in lavori a termine da almeno 5 anni, Dipendenti con bassa paga, Occupati sovraistruiti, Tasso di infortuni mortali e inabilità permanente, Occupati non regolari, Tassi di occupazioni donne con figli età prescolare e donne senza, Occupati che svolgono più di 60 ore settimanali retribuito o familiare, Asimmetria nel lavoro familiare, Soddisfazione per il lavoro svolto, Percezione di insicurezza dell’occupazione, Part time involontario, Occupati che lavorano da casa.

Sette indicatori su dodici registrano un miglioramento.

In particolare, scende il tasso di infortuni mortali e con inabilità permanente 10 ogni 100 mila, che è più alto tra gli uomini, gli stranieri, gli ultracinquantenni e i residenti nel Mezzogiorno, si riduce il tasso di lavoro non regolare e aumenta il numero di occupati. 

Il tasso di occupazione aumenta soprattutto tra ultracinquantenni e nella fascia di età 25-34 anni. Anche se i tassi di occupazione per le donne tra i 25 e i 49 anni crescono, rimangono  differenze di genere: il tasso di occupazione è del 76% per gli uomini e del 56,5% per le donne. Inoltre, è più alto tra le donne senza figli rispetto alle lavoratrici madri.

Rimane il divario in base al titolo di studio e al territorio territoriale, migliora la partecipazione al mercato del lavoro. La mancata partecipazione al mercato del lavoro supera il 30% in Calabria, Sicilia e Campania, ma non supera il 7% in Valle d’Aosta, Veneto e Trentino-Alto Adige.

Scende sotto il 10% la quota di part time involontario, anche se rimane più alto tra le donne e tra i giovani sotto i 34 anni, tra i residenti del Sud e nel del Centro.

Cresce la soddisfazione per il lavoro svolto (51,7% degli occupati, erano il 50,2% nel 2022) e diminuisce la percezione di insicurezza. 

 

Benessere soggettivo

Gli indicatori di benessere soggettivo sono: Soddisfazione per la propria vita, Soddisfazione per il tempo libero, Giudizio positivo sulle prospettive future, Giudizio negativo sulle prospettive future, Occupati che lavorano da casa.

Gli indicatori restano stabili o in leggero miglioramento rispetto agli anni passati. Il 68,2% si dichiara molto o abbastanza soddisfatto per il tempo libero e il 30,3% pensa che la propria vita possa migliorare nei prossimi 5 anni. La soddisfazione per la propria vita è superiore tra gli uomini rispetto alle donne ed è più alta tra chi ha conseguito almeno la laurea (50,9%).

Differenze di genere si evidenziano anche per quel che riguarda la soddisfazione per il tempo libero: si dichiara soddisfatto il 70,2% degli uomini e il 66,2% delle donne. Gli uomini che guardano al futuro con ottimismo sono il 32,5%, le donne il 28,3%.

Al crescere del livello di istruzione, si registra una crescita delle aspettative per il futuro. Chi ha un livello di istruzione superiore guarda al futuro con più ottimismo: il 40,8% di chi ha una laurea ritiene che la sua vita migliorerà nei prossimi anni, mentre lo pensa il 22,7% tra chi ha al massimo la licenza media.  

 

Sul sito dell’Istat è disponibile il Rapporto BES 2023  

 

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