Approfondimenti

Rapporto Istat 2024: Trasformazioni demografiche e cambiamenti sociali

05 Giugno 2024

Il Rapporto annuale Istat è da oltre 30 anni il documento statistico che racconta la situazione economica, sociale e lavorativa del Paese.

Ledizione 2024, presentata a maggio alla Camera del Deputati, è suddivisa in 4 capitoli dedicati all’economia, al lavoro, alla qualità della vita e alle specificità territoriali.

In particolare, il capitolo terzo esamina le condizioni e la qualità della vita alla luce dei cambiamenti demografici del Paese, i cui effetti sono e saranno sempre più evidenti.

La fase demografica attuale è caratterizzata da un crollo delle nascite (nel 2023 sono nati 379 mila bambini, il -3,6% rispetto al 2022) e da un progressivo invecchiamento della popolazione.

Questi due fenomeni hanno effetti sia sul sistema previdenziale (più persone in età pensionistica e meno individui che lavorano e che versano contributi crea squilibri nel sistema previdenziale che si basa sul meccanismo della ripartizione) che sul sistema sanitario (un maggior numero di anziani è connesso con un incremento di patologie croniche e con situazioni di fragilità e non autosufficienza).

Invecchiamento della popolazione

L’età media della popolazione è in continuo aumento. Si è passati in 20 anni da un’età media al 1° gennaio 2004 di 42,3 anni ad un’età media di 46,6 anni al 1° gennaio 2024.

L’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione di 65 anni e oltre e la popolazione di età 0-14 anni, moltiplicato per 100) è del 199,8%, il +64% negli ultimi venti anni.

Nel 2024, un quarto dei residenti ha più di 65 anni e nei prossimi anni questa fascia di popolazione aumenterà ancora di più.  Al 1° gennaio 2024 la popolazione prevalente (oltre 36 milioni, pari al 62,5%) è quella con un’età compresa tra i 16 e i 64 anni. I bambini e ragazzi fino a 15 anni sono oltre 7 milioni, pari al 13,2%, le persone con 65 anni e più sono oltre 14 milioni, pari al 24,3%, e di queste oltre la metà (12,6%) hanno più di 75 anni.

Percezione dell’età e invecchiamento attivo

Un aspetto da considerare per comprendere le trasformazioni della società è il cambiamento nella percezione dell’età. Essere giovani, adulti o anziani, oggi, esula dall’età biologica.

A causa delle difficoltà incontrate per entrare nel mondo del lavoro e delle condizioni lavorative precarie, a cui spesso devono far fronte le nuove generazioni, l’ingresso nell’età adulta sembra essere slittato in avanti. Se un tempo entrare nell’età adulta significava realizzare progetti di vita e raggiungere la stabilità economica, oggi questa fase della vita non è più sinonimo di solidità e sicurezza.

Si è spostata in avanti anche l’età in cui si è considerati anziani: l’età in cui si va in pensione è aumentata, la speranza di vita è cresciuta e le condizioni di vita e di salute delle persone con 65 anni e più sono migliorate. Inoltre, sono aumentati gli anni in cui ci aspetta di vivere in buona salute (nel 2023 si dichiara in buona salute il 37,8% a fronte del 29,4% nel 2009), si è ridotta la multi-cronicità e si è spostata in avanti l’età in cui compaiono situazioni di non autosufficienza e fragilità.

Grazie al miglioramento delle condizioni di vita, oggi è possibile invecchiare rimanendo attivi, continuando a partecipare alle attività culturali, sociali e di svago fuori casa.

Nuove famiglie

Anche la struttura delle famiglie è molto cambiata negli ultimi anni: a fronte di un calo delle coppie con figli, sono cresciute le coppie senza figli, le famiglie monogenitoriali, i single e gli anziani soli. Oltre 18 milioni e mezzo di persone (un terzo della popolazione) vive all’interno di queste nuove tipologie di famiglie e sono soprattutto i ragazzi fino a 24 anni di età a vivere in famiglie monogenitoriali.

Lavoro

Negli ultimi anni si sono verificate anche molte trasformazioni nel lavoro.

In particolare, è aumentato il numero di persone con 65 e più anni che ancora lavora, è aumentato il tasso di occupazione femminile (pur rimanendo il gap di genere) e sono peggiorate le condizioni dei più giovani.

Anche se tendenzialmente è aumentato il tasso di occupazione, è rimasta una certa vulnerabilità lavorativa, dovuta anche alla diffusione di diverse tipologie contrattuali meno tutelate.

Negli ultimi anni è inoltre aumentata la quota di povertà individuale tra gli occupati (4,9% nel 2014, 5,3% nel 2019, 7,6% nel 2023), rivelando come il lavoro non sia più in grado di tutelare dal disagio economico.

Povertà

La spesa media per i consumi, il cui aumento è legato soprattutto ai rincari di beni energetici e alimentari, è cresciuta dell’8,3% dal 2024 al 2013.

Parallelamente è cresciuto anche il livello di povertà assoluta (calcolato sulla base di una soglia di spesa mensile minima necessaria per acquisire un paniere di beni e servizi essenziale a uno standard di vita accettabile). Nel 2023 l’8,5% delle famiglie si trovava in condizioni di povertà assoluta. Le famiglie più colpite sono quelle con componenti più giovani e quelle più numerose.

Il 13,5% dei ragazzi con meno di 16 anni (1 milione e 127mila) si trova in condizione di privazione materiale e sociale, il 16,9% non si può permettere una vacanza di una settimana lontano da casa e il 9,1% non può svolgere attività di svago fuori casa a pagamento.

Ad essere maggiormente colpiti dalla povertà assoluta sono soprattutto i minori stranieri. Gli effetti negativi della difficoltà economica si ripercuotono soprattutto tra i giovani, perché il disagio economico limita la possibilità di accedere ad ulteriori possibilità.

 Il Rapporto annuale completo e maggiori informazioni sono sul sito dell'Istat

 

Ti potrebbe interessare...

Mefop Spa - Via Aniene, 14 - 00198 Roma - P.iva 05725581002 | Privacy policy - Cookie policy