Welfare in gioco

Welfare in scena a cura di Giuseppe Rocco | Lavoratori e Welfare aziendale

13 Gennaio 2021

"Il mondo è un bel libro, ma poco serve a chi non lo sa leggere"

La Pamela, Carlo Goldoni  

 

Se è vero che il welfare integrativo è portatore di notevoli atout per chi ne usufruisce sia di tipo qualitativo (sanità complementare, fondi pensione, mobilità casa lavoro, servizi su educazione e istruzione, tempo libero) che quantitativo (vantaggi fiscali), è vero al contempo che occorre “dotare” i potenziali beneficiari delle necessarie “chiavi” di comprensione e lettura con specifiche iniziative di education

Interessanti a tal proposito le evidenze di una recente indagine Nomisma/Cgil.

Con riferimento alla conoscenza delle politiche di welfare aziendali da parte dei lavoratori, alla domanda se questi sono stati informati in azienda rispetto al tema, più di un terzo degli intervistati risponde di essere pienamente consapevole dell’argomento.

Il 45% del campione sottolinea, però, di essere informato soltanto a grandi linee e il 9% di non essere affatto a conoscenza delle iniziative volte a incrementare il benessere del dipendente e della sua famiglia.
I meno informati risultano essere gli operai: il 28% di loro dichiara, infatti, di conoscere poco o nulla del tema, contro il 20% degli impiegati e l’8% dei quadri. Allo stesso modo, sale al 12% la quota di operai che ritiene che i lavoratori in azienda non siano stati adeguatamente formati sull’argomento.

La fruizione dei servizi, inoltre, non riguarda allo stesso modo tutte le categorie di lavoratori. Dall’indagine si evince, infatti, che all’aumentare dell’inquadramento lavorativo e del titolo di studio aumenta anche la fruizione (per i quadri 66% e per chi possiede una laurea 62%).
A usufruirne maggiormente sono le donne (61%) e le famiglie con figli (59%). La percentuale di uomini si attesta intorno al 52%.

Con riferimento poi ai motivi del mancato utilizzo dei servizi di welfare: il 39% degli intervistati ritiene che tali strumenti non intercettino gli attuali bisogni; il 38% preferisce ricevere somme in denaro (seppur soggette a una tassazione più elevata) invece dei benefit; il 16% dichiara di non essere a conoscenza della possibilità di fruire delle iniziative.

 

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