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3° rapporto Censis Eudaimon: le novità tecnologiche e il welfare aziendale

19 Febbraio 2020

Il 3° rapporto Censis Eudaimon ha posto l’attenzione sul cambiamento tecnologico e digitale delle aziende italiane e sul ruolo del welfare aziendale in questa fase di passaggio.

La diffusione delle nuove tecnologie all’interno delle aziende italiane è ancora esigua. Tra il 2014 e il 2018, il 52,2% delle aziende ha investito in tecnologie legate alla sicurezza informatica, il 53,6% in sistemi di accesso a internet, cloud e big data analytics, il 46,1% in software per la gestione dei dati e solo il 5% in tecnologie di robotica avanzata.

Per quel che riguarda i salari, si parla di tecno-polarizzazione, si evidenzia l'esistenza di una disuguaglianza tra quelli dei lavoratori delle aziende altamente tecnologiche, che sono più alti rispetto a quelli dei lavoratori impiegati in imprese di altri settori produttivi.

Il rapporto con le tecnologie avanzate


Il punto di vista delle aziende - il tecnoentusiasmo

Le aziende dimostrano un certo entusiasmo nei confronti della tecnologia. Alla domanda “come sarai tra 3-5 anni” rispondono che l’azienda sarà:

  • più tecnologica, il 66,1%
  • più attenta all’ambiente, il 39,4%
  • più produttiva, il 21,8%
  • più flessibile, il 21,2%
  • con più competenza e talento, il 21,2%

La maggior parte delle aziende, l’86,1%, ritiene che l’impatto delle nuove tecnologie sarà elevato, mentre solo il 13,9% ritiene che i risultati saranno marginali o nulli.

Inoltre, le aziende ritengono che l’introduzione di nuove tecnologie porterà:

  • un plus di produttività, per il 97,6%
  • un miglioramento delle condizioni di lavoro e di qualità della vita, per il 97%
  • lavoro in smartworking, per l’ 85,5%
  • miglioramenti nella fruizione dei servizi e delle prestazioni di welfare offerte ai propri dipendenti, per l’ 88,5%
  • progressi nella comunicazione nell’azienda, per l’ 83%

Inoltre, ben il 77% delle aziende ritiene che l’introduzione di maggiori tecnologie non causerà perdita di lavoro.

Cosa servirà per poter ricevere le nuove tecnologie?

Le aziende ritengono che per poter accogliere le nuove tecnologie servirà:

  • formazione, per l’ 83%
  • bilanciamento vita privata-vita lavorativa, per il 42,4%
  • flessibilità, per il 40,6%
  • collaborazione tra colleghi, per il 29,7%
  • motivazione, stimoli e gratificazioni, per il 20%
  • gratificazioni economiche, per il 15,2%
  • supporto per risolvere problematiche lavorative e personali, per il 12,7%

Il punto di vista dei lavoratori – la tecnorassegnazione

All’ottimismo delle aziende nei confronti delle nuove tecnologie, si contrappone un certo timore (tecno rassegnazione) da parte dei lavoratori. 

I lavoratori, infatti, credono che il futuro sarà peggiore rispetto al presente, che si guadagnerà meno e che ci saranno meno tutele.

Ben l’85% dei lavoratori teme gli effetti derivanti dalle nuove tecnologie. In particolare:

  • il 50,4% pensa che i ritmi diverranno più intensi
  • il 43% che i tempi di lavoro si dilateranno
  • il 42,2% che si perderanno posti di lavoro. A pensarlo sono soprattutto gli operai (48,8%), mentre impiegati (40,8%) e dirigenti (35,7%) sono più fiduciosi
  • il 32,7% ritiene che non serviranno a lavorare meglio
  • il 28,2% che non renderanno il lavoro meno rischioso

I timori legati agli effetti dell’introduzione di maggiori tecnologie sono avvertiti più intensamente tra operai ed esecutivi e tra i lavoratori di età 35-64, mentre i colleghi inquadrati ad un livello più alto e quelli di età più giovane dimostrano di avere meno paure.

Il welfare aziendale: a che punto siamo?


Il welfare aziendale cresce. A novembre 2019, su 17.300 contratti attivi depositati per via telematica al ministero del lavoro e delle politiche sociali, il 52,7% prevedevano misure di welfare.

Il welfare aziendale, rendendo più adatti gli ambienti di lavoro e aiutando i lavoratori ad adattarsi e ad affrontare le trasformazioni, può aiutare aziende e lavoratori ad affrontare il cambiamento tecnologico.

Il punto di vista delle aziende

Il 67,5% delle aziende ritiene che il welfare aziendale eviterà, in questa fase di passaggio, che i lavoratori subiscano ripercussioni; il 43,3% che contribuirà ad una migliore conciliazione dei tempi vita -lavoro; il 33,1% che rafforzerà il senso di comunità e aggregazione in azienda; il 27,4% che renderà i dipendenti più partecipi alla vita aziendale; il 26,8% che renderà i dipendenti meno soli di fronte ai loro problemi; il 19,7% che aumenterà la produttività sul lavoro; il 13,4% che aumenterà le competenze dei lavoratori; il 12,1% che migliorerà i rapporti tra vertici e dipendenti.

Il punto di vista dei lavoratori

La conoscenza del welfare aziendale tra i lavoratori cresce: il 22,9% dichiara di conoscere bene il welfare aziendale (nel 2018 era il 17,6%); il 41,3% lo conosce a grandi linee e il 35,8% non lo conosce. Differenze si rilevano tra i diversi livelli di inquadramento dei lavoratori: la conoscenza è maggiore (39,3%) tra i dirigenti, mentre è minore tra gli intermedi (23,9%) e gli operai (14,3%).

 Il 66,1% di coloro che già godono del welfare aziendale ritiene che questo aiuti a migliorare la qualità della vita. I più entusiasti sono i dirigenti (89,5%), mentre gli operai (78,8%) e gli impiegati (60%) sono i meno fiduciosi.

Il welfare aziendale è percepito dalla maggior parte deli lavoratori (54%) in maniera positiva ed è considerato come uno strumento che aiuterà a migliorare la qualità di vita nella propria azienda, il clima aziendale e la soddisfazione dei lavoratori.

 

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